Lunedì, 10 Ottobre 2016

CONFIGURAZIONE E RUOLO DELLE PROVINCE AUTONOME E DELLA REGIONE NELLA RIFORMA DELLO STATUTO

Il Presidente Giandomenico Falcon ha aperto la terza seduta illustrando alcune ipotesi relative alle modalità di procedere per rendere efficace il lavoro della Consulta, nella prospettiva della elaborazione del documento preliminare. Inoltre, ha osservato che c'è attesa per il raccordo tra la Consulta e la Convenzione della Provincia autonoma di Bolzano. Il primo contatto potrebbe avvenire tra presidenze, in seguito - e d'intesa - potrebbero essere poi individuate modalità opportune per l'incontro delle due delegazioni. La seduta odierna è dedicata alla discussione della configurazione e del ruolo rispettivo delle Province autonome e della Regione nella prossima riforma dello Statuto di Autonomia. L'introduzione al ragionamento complessivo è stata curata dal giurista Matteo Cosulich. "L'obbiettivo del mio documento è stato quello di fornire il quadro giuridico attuale e i possibili scenari futuri. L'attuale testo della Costituzione consente di affermare che la Regione ha un futuro. Questa cornice rimane ferma sia che il referendum costituzionale abbia esito positivo o negativo. Una volta appurato che ai sensi della Costituzione, la revisione dello Statuto non potrà porre in discussione l'esistenza della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol possiamo interrogarci sulla natura e sui caratteri di quest'ultima nel quadro della revisione stessa. Importante sarà in questo senso il raccordo con l'ente delegato alla riforma della Provincia autonoma di Bolzano. La possibile configurazione della Regione in futuro potrebbe essere caratterizzata da un rafforzamento del principio di sussidiarietà verticale e orizzontale, tenendo conto che la comunità trentina è fortemente connotata dalla presenza di corpi intermedi. Con una Regione così ipotizzata si andrebbe verso un modello corrispondente a una comunità politica sebbene composta da due comunità politiche provinciali. Resta inteso che l'accordo De Gasperi-Gruber è di fatto l'ancoraggio internazionale dell'Autonomia trentino/altoatesina". La discussione ha visto gli interventi di molti componenti della Consulta, tra cui Maurizio Fugatti, Rodolfo Borga, Mario Tonina, Manuela Bottamedi, Carlo Borzaga, Giuseppe Detomas, Barbara Poggio, Luca Nogler, Walter Viola, Lucia Maestri, Martina Loss, Fabio Pizzi, Adalberto Mosaner, Donata Borgonovo Re, Anna Simonati. Da più parti è stato affermato che occorre valorizzare la Regione non ritornando al passato ma sulla base di nuovi ruoli che trovino ancoraggio in esigenze reali, e che ne vanno ripensate le competenze, anche individuando diversi modelli dentro il continuum tra "Regione come comunità politica" e "Regione come mero coordinamento", nei termini delineati nell'introduzione del prof. Cosulich. Alcuni componenti hanno sottolineato come vada riconosciuto un ruolo della Regione a garanzia dell'Autonomia. Qualche componente, portando come riferimento la recente legislazione della Regione Toscana, ha auspicato che la Regione possa diventare luogo in cui cittadini ed enti locali esercitino un ruolo decisionale, attraverso strumenti di dibattito pubblico e deliberazione. E ancora, è stato ricordato che, se il primo Statuto è stato elaborato dallo Stato, il secondo dalle Istituzioni, il terzo potrebbe essere il risultato del contributo dei cittadini. L'intervento, a metà seduta, del Presidente Giandomenico Falcon ha puntato soprattutto ad entrare più nello specifico rispetto al ruolo della Regione che dev'essere ancorato a esigenze concrete. "Dove porta il principio di sussidiarietà in questo senso? Ci devono essere ambiti di competenza esclusiva della Regione, rispetto alle due Province? Ha senso che sia così? Per esempio, ho in mente il Libro Fondiario e il piano delle acque, due ambiti per i quali sembra che abbia senso. Più complesso è il tema delle competenze ordinamentali, che non sono solo coordinamento. Qualcuno chiede il coordinamento, quando serve, dovrebbe essere volontario o necessario. Le risposte possono essere diverse nei diversi casi, ma va sottolineato che anche il coordinamento volontario, anche consentito nel consiglio regionale da entrambi i consigli provinciali, è poi vincolante se tradotto in legge. Quanto all'organizzazione della Regione, mi chiedo se non potremmo immaginare che essa sia la sede di una serie di organismi, una specie di sistema delle conferenze (si è parlato di sanità, di trasporti, di valutazione di politiche pubbliche) che favoriscano l'emergere di contenuti di coordinamento". Il Vicepresidente Woelk, che approfondirà nella prossima seduta il tema delle minoranze linguistiche, ha ritenuto  "che sia utile entrare nel merito e vedere quali possono essere le competenze sovra provinciali: penso saranno pochissime le competenze esclusive, invece si potrà lavorare sulle competenze integrative e complementari, trovando un meccanismo di valore della sussidiarietà". Prossima riunione il 24 ottobre sul tema delle minoranze linguistiche, introduce il Vicepresidente Jens Woelk.


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