Martedì, 04 Luglio 2017

Buona attenzione per la riforma dello Statuto in Sala Manzoni, a Trento

CORTESE, “L’AUTONOMIA COME STRUMENTO DI PARTECIPAZIONE”

Fulvio Cortese, con il vicepresidente della Consulta Jens Woelk, ieri pomeriggio ha dato inizio agli incontri alla Biblioteca Comunale di Trento. “Oggi la discussione – ha ricordato Fulvio Cortese - è stimolata da un organismo istituito con legge provinciale n.1 del 2016. Una legge che, all’art.1, faceva riferimento ai “processi di riforma costituzionale in corso”. Il contesto in cui questo percorso di riforma dello Statuto è stato avviato è evaporato. Vale la pena ricordare che la riforma costituzionale aveva visto un certo dibattito pubblico e, anche l’ipotesi di cambiare lo Statuto del Trentino Alto Adige, andava in una certa direzione. C’era chi, ad esempio, vedeva in quella riforma costituzionale una trappola perché non sembrava garantire bilateralità nel procedimento di riforma. È importante tornare a quel contesto anche perché un gruppo di giuristi costituzionalisti, difensori dell’autonomia al punto da contrastare la riforma costituzionale, dopo il referendum del 4 dicembre hanno preso una posizione. Questo largo schieramento di studiosi – ha continuato Fulvio Cortese - sembra dire che l’autonomia speciale è malintesa. È chiaro che l’aria che tira non è buona. C’è poi un’altra ragione per riflettere su questi temi. Le autonomie speciali, dopo la riforma del 2001, sembravano aver ottenuto una riconferma del loro valore. Avremmo potuto immaginare dei cambiamenti solo nell’ottica di veder valorizzata una maggiore autonomia. È accaduto? No. Anche la Corte Costituzionale ha messo in dubbio il meccanismo pattizio secondo il quale si potevano negoziare competenze con risorse. La Corte ha detto che tali patti, a certe condizioni, possono essere messi in discussione”.

Illustrando con passione il contesto dell’autonomia, Fulvio Cortese ha continuato ricordando come il dibattito pubblico sia piuttosto unilaterale in questo momento. “L’idea è che ci sia un’autonomia che non si giustifica più e, se guardiamo al Trentino Alto Adige dalle regioni confinanti, è evidente. C’è stato un tempo in cui non si pensava all’autonomia come a un ‘orticello’ ma come opportunità per generare le condizioni di una cittadinanza che partecipa in modo responsabile. L’idea di ‘piccola patria’ si è imposta negli anni ’90 ed è stata una risposta difensiva dei territori. Siamo certi che questa sia l’autonomia che vogliamo? Chi ha scritto la Costituzione, nel ’48, guardava all’autonomia come fondamento per costruire il cittadino repubblicano, non per dividere il territorio in tanti fortini. Oggi, quando si parla di autonomia, c’è un conflitto tra chi aspira a consolidare ‘piccole patrie’ – per cui si parla anche di autonomie diffuse – e chi pensa all’autonomia come possibilità per costruire cittadinanza responsabile. Il rischio di mettere mano allo Statuto – ha continuato Cortese - in questo contesto è di marginalizzare la fonte costituzionale. Ci sono quindi buone ragioni per discutere di riforma dello Statuto e soprattutto buone ragioni per discuterne portando un contributo al dibattito nazionale”.

Jens Woek ha sottolineato l’opportunità di “ ragionare e discutere questi temi, proponendo un documento conclusivo, da parte della Consulta, che permetta di farsi trovare pronti quando la contingenza ci dirà che è il momento buono per procedere”. Tra i presenti in Sala Manzoni, sono intervenuti, tra gli altri, Emanuela Rossini per chiedere quale fosse la necessità della riforma nel 2001. Silvano Bert ha osservato che nello Statuto potrebbe avere spazio il tema del pluralismo religioso, mentre Sergio Iob ha posto l’attenzione sul tema della regione.

Marco Boato, già parlamentare sia alla Camera che al Senato, ha ricordato che la riforma costituzionale del Titolo V del 2001, all’art 10 dice che “le disposizioni della presente legge costituzionale si applicano anche alle Regioni a statuto speciale ed alle province autonome di Trento e di Bolzano (…)”, “sino all’adeguamento dei rispettivi statuti”. Per altro, l’art 103 dello Statuto speciale riconosce anche al Consiglio Regionale l’iniziativa di presentare al Parlamento proposte di modifica statutaria, su proposta dei Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano, ma occorre trovare un accordo che non sembra esserci”. Su questo punto è intervenuta anche Laura Polonioli che ha illustrato la situazione della Convenzione a Bolzano - di cui è vicepresidente insieme a Edith Ploner – con documenti di maggioranza e di minoranza (Toniatti, Dello Sbarba e Polonioli)  e ha ricordato come “tutto l’impianto fuoriesce dal contesto in cui la Convenzione opera. Occorre chiedersi se, date le posizioni di maggioranza, ci sia una negoziabilità rispetto a Trento e al contesto repubblicano”.

In chiusura Fulvio Cortese, rispondendo ad alcune sollecitazioni, ha osservato che “se è vero che la fonte dell’autonomia non sta nelle norme ma nella storia è altrettanto vero che sono le norme a consentire a quella storia di esprimersi. Se considerassimo lo Statuto come autosufficiente a regolare tutto faremmo un errore grave, perché ci sono cose che si regolano a livello statale. Questa è una buona occasione per capire che l’autonomia, anche nella sua specialità, deve avere una declinazione repubblicana. La sfida potrebbe essere, per esempio, quella di accettare di essere messi sotto esame e non negoziare più le competenze con le risorse ma con i risultati, riportando il dibattito sulla responsabilità della specialità”. Il ciclo di incontri “Autonomia? Parliamone”, organizzato dalla Consulta in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Trento, prosegue fino all’8 luglio: tutti i giorni alle 18, sabato alle 10, in Sala Manzoni.

 

“AUTONOMIA? PARLIAMONE”
(3-8 luglio, Sala Manzoni, Biblioteca Comunale di Trento)

4 luglio, ore 18.00
Assetti fondiari collettivi
PIETRO NERVI

5 luglio, ore 18.00
Quanto mi costi?
GIANFRANCO CEREA

6 luglio, ore 18.00
Dove va la montagna?
DONATA BORGONOVO RE

7 luglio, ore 18.00
Cooperazione e autonomia
ANDREA LEONARDI

8 luglio, ore 10.00
Capitale sociale e autogoverno
CARLO BORZAGA

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