Lunedì, 24 Ottobre 2016

LE MINORANZE LINGUISTICHE AL CENTRO DEI LAVORI DELLA CONSULTA

Nel pomeriggio si è svolta la quarta seduta della Consulta per la Riforma dello Statuto. All'ordine del giorno il tema delle minoranze linguistiche, con l'introduzione di Jens Woelk, e la presentazione del percorso partecipativo da parte di Anna Simonati. "Si deve iniziare riconoscendo la diversità storica, linguistica e culturale che caratterizza la nostra Regione", ha detto Jens Woelk richiamando l'art. 6 della nostra Costituzione, secondo cui "la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche". "L'articolo 2 è la vera norma fondamentale del nostro Statuto che garantisce sia l'uguaglianza individuale, indipendentemente dal gruppo di appartenenza, sia "la salvaguardia delle caratteristiche etniche e culturali" dei gruppi, valorizzandone le diversità. Altra osservazione riguarda la differenza tra le province di Bolzano e Trento, sia per quanto riguarda la numerosità dei gruppi, sia lo status diverso delle minoranze nelle due province: tutela (prevalentemente) personale, nella provincia di Bolzano, territoriale - riferendosi all'area di insediamento delle popolazioni ladina, mochena e cimbra - nella provincia di Trento. Obiettivo generale dell'inserimento di disposizioni a favore dei gruppi linguistici nello Statuto è da un lato quello di valorizzare maggiormente le diversità linguistiche e culturali, dall'altro quello di permettere lo sviluppo dei gruppi in autonomia e responsabilità in modo che possano dare un loro apporto alla società, alla cultura e all'economia trentina. Ho cercato di sistematizzare la situazione attuale, esaminando quattro nuclei tematici, individuati anche mediante il confronto con i referenti delle minoranze linguistiche: riconoscimento generale; scuola, lingua e cultura; rappresentanza e partecipazione politica; azioni positive. In relazione a questi punti, va certamente confermata l'attuale disciplina statutaria (l'art. 102 e l'art. 15 terzo comma), inoltre, sarebbe utile richiamare nello Statuto alcuni dei principi contenuti nella L.P. 6/2008. A mio avviso si potrebbe, ad esempio, rafforzare ulteriormente le garanzie dell'integrità territoriale per i comuni. Se il comune di Luserna venisse un giorno fuso insieme ad altri comuni costituirebbe una difficoltà esistenziale per la comunità cimbra. Stessa situazione per i mocheni. In questi casi, oltre alle garanzie, ci vorrebbero maggiori diritti di consultazione e partecipazione per i cimbri e i mocheni. I ladini hanno una situazione un po' diversa a causa della costituzione del Comun General de Fascia. C'è poi una riflessione sulla possibilità di istituire una Consulta delle minoranze, ad esempio all'interno del Consiglio delle Autonomie Locali che già rappresenta i comuni come enti esponenziali delle minoranze". In seguito nella discussione è stata richiamata da alcuni l'opportunità di parlare di differenze linguistiche più che di minoranze; si è parlato di pluri-identità e pluralismo, anche linguistico ma non solo. Alle esigenze di tutela delle minoranze linguistiche è stato riconosciuto in generale un valore fondativo dell'autonomia. Alcuni si sono chiesti se il riferimento alle minoranze linguistiche sia legato solo a quelle storiche o possa riguardare, in prospettiva, altre minoranze di recente o futuro radicamento. In relazione a cosa inserire nello Statuto, il Presidente Falcon – intervenendo nella discussione – ha detto che "le norme sulle minoranze nello Statuto dovrebbero soddisfare tre esigenze: una valoriale e culturale, perché le differenze sono una ricchezza; una seconda di consolidare livelli di tutela che siano considerati come acquisiti; una terza di norme legittimanti leggi che riconoscano istituti nuovi, riferite a fenomeni che non sono maturi per essere consacrati nello statuto". Nella discussione sono intervenuti, tra gli altri, Arrigo Dalfovo, Matteo Cosulich, Lorenzo Baratter, Giuseppe Detomas, Manuela Bottamedi, Laura Ricci, Carlo Borzaga, Martina Loss, Donata Borgonovo Re, Anna Simonati, Walter Viola, Marcello Poli. Molti i riferimenti all'importanza della Regione in considerazione del ruolo di salvaguardia e tutela delle minoranze e delle diversità, più in generale, che può svolgere. Ruolo che può essere integrativo, non sostitutivo, a quello provinciale. La Consulta ha poi affrontato il tema del percorso partecipativo, disciplinato dall'art.5 della legge provinciale 2 febbraio 2016 n. 1, a partire da un documento a più mani presentato da Anna Simonati. "Il momento informativo è già in corso, c'è un sito web, la diretta streaming e altri strumenti. Ci sarà un momento formativo per mettere nelle condizioni le persone di capire i temi che sono in discussione. Poi andranno definite le regole, l'ammissibilità dei contributi inviati dalla cittadinanza e poi il momento della restituzione pubblica degli esiti del processo. Alla luce di queste considerazioni avremmo pensato di coinvolgere i nostri interlocutori privilegiati con un incontro assembleare per raccogliere le loro opinioni e proposte. Per quanto riguarda le assemblee avevamo pensato di organizzare incontri in ogni comunità di valle, Trento e Rovereto. Pensavamo di iniziare ciascuno di questi incontri con un video formativo, in modo da dare informazioni uniformi. Sarebbe poi opportuno che a questi incontri fosse presente la Consulta". Il documento viene discusso collettivamente e si rinvia alla prossima seduta per un ulteriore approfondimento anche alla luce di ulteriori contributi. La prossima seduta della Consulta (14 novembre) sarà dedicata a discutere: Comuni e forme associative (inclusa partecipazione alle decisioni del livello provinciale e regionale).


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