Lunedì, 29 Maggio 2017

Molto partecipato il Laboratorio della comunità ladina in Val di Fassa

"LE MINORANZE LINGUISTICHE, ELEMENTO CARATTERIZZANTE DELL’AUTONOMIA"

Ieri sera, nell'Aula magna della Scola Ladina, a Pozza di Fassa, la procuradora Elena Testor ha ricordato la riunione "del 4 luglio 1946 quando i Ladini si riunirono al Passo Sella per rivendicare i diritti e la volontà del popolo ladino. Dopo 70 anni da quel famoso incontro, uno dei punti che ancora oggi deve essere portato avanti è l'unità dei Ladini delle tre valli. Il percorso fatto fin qui dalle istituzioni è stato molto importante e grazie a questo lavoro noi continuiamo a parlare la nostra lingua, la nostra cultura è valorizzata e promossa dall'Istituto Culturale Ladino e dalle istituzioni che lavorano per questo. In una riunione al Comun General de Fascia, in cui era presente anche il prof. Jens Woelk, sono state fatte le prime osservazioni da consegnare alla Consulta. Sicuramente la rappresentatività in ambito politico è una questione importante e la vorremmo, per la nostra comunità ladina, anche nel Consiglio delle Autonomie Locali". Dopo il saluto della procuradora e la proiezione del breve video (in ladino) che illustra gli otto ambiti tematici contenuti nel documento preliminare elaborato dalla Consulta, Giovanna Siviero, dell'Unità di missione strategica per la trasparenza e la partecipazione, ha dato la parola a Sara Carneri per esporre nel dettaglio tutti gli strumenti di partecipazione a disposizione dei cittadini. "È chiaro che il contesto è molto cambiato da quando la Consulta ha cominciato a lavorare", ha ricordato il vicepresidente Jens Woelk prendendo la parola per illustrare gli ambiti contenuti nel documento preliminare. "Il documento ha il pregio di essere condiviso da 25 persone che sono molto diverse tra loro e rappresentano tutte le dimensioni della società trentina. È un lavoro preliminare ed ora la parola spetta ai cittadini, a voi, che potete dare tutti i contributi possibili e poi alla fine ci sarà un documento che potrà essere anche molto diverso da quello di oggi. La Consulta deve coordinarsi con Bolzano, già ci sono stati due incontri di confronto importanti". Il vicepresidente ha ricordato l'incontro fatto con l'altra minoranza linguistica, quella mochena, ed ha accennato al prossimo incontro con la minoranza cimbra il 12 luglio. Ha fatto cenno anche al fatto che non è così "importante se la riforma verrà fatta a breve ma quello che conta è il percorso di riflessione e di confronto collettivo. Il lavoro fatto e il documento conclusivo serviranno quando le condizioni politiche permetteranno di arrivare alla riforma dello Statuto. Lo Statuto deve essere aggiornato. Si deve passare, come ha detto il presidente Falcon, da uno Statuto delle competenze ad uno Statuto delle identità". Giuseppe Detomas, intervenendo, ha detto "immaginate cos'era il Trentino Alto Adige nel 1972, per dire quanto è cambiato il panorama locale, nazionale e internazionale. L'interlocutore per il Trentino era Roma. Ora le norme vengono dettate dall'Unione Europea e ci confrontiamo con un mondo che è cambiato moltissimo. Il nostro vivere insieme, il nostro rapportarci con l'esterno, con Bruxelles è cambiato in modo molto significativo. Per la prima volta le minoranze linguistiche del Trentino entrano in questa discussione e lo fanno come elemento caratterizzante non solo del territorio ladino ma della nostra Autonomia". Detomas, che è anche assessore regionale alle minoranze linguistiche, ha ricordato il percorso a favore delle minoranze linguistiche fatto fin qui nello Statuto precedente e in quello in vigore. Ha poi riassunto quanto fatto in Consulta riguardo alle minoranze linguistiche, ribadendo che si è discusso in merito al fatto che "nello Statuto vanno messi i principi, che significa costituzionalizzarli e poi le norme vanno definite con leggi ordinarie. Non si è parlato di confini ma di una tutela delle minoranze tenendo conto delle province di Trento e di Bolzano". Poi la parola è passata al pubblico. Primi a intervenire Riccardo Zanoner e Celso Rizzi rappresentanti, rispettivamente, dell’Union di Ladins de Fascia e Union Generela Ladins dles Dolomites. “L’Union di Ladins de Fascia ha una lunga storia, è una associazione che porta avanti gli ideali dei Ladini fin dagli albori. Oggi volevamo esprimere la nostra visione – continua Riccardo Zanoner -, in particolare sulle esigenze dei Ladini divisi tra province e regioni diverse. Abbiamo elaborato un documento che, in sintesi, riflette un dibattito interno vivace. Il punto di partenza è l’art. 2 dello Statuto: “Nella regione è riconosciuta parità di diritti ai cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale appartengono, e sono salvaguardate le rispettive caratteristiche etniche e culturali”. Noi riteniamo che la parità di diritti per i Ladini oggi non ci sia. Esistono due forme di tutela dei Ladini: una fa capo alla provincia di Bolzano, l’altra alla provincia di Trento. Rivendichiamo l’unità dei Ladini. È necessario un forte coordinamento tra i due organismi – Consulta e Convenzione – sulle minoranze linguistiche delle Dolomiti. È importante che ci sia unità di trattamento giuridico statutario, un unico ordinamento scolastico e formativo e che la tutela culturale e ambientale sia unitaria sul territorio dolomitico”. Celso Rizzi, referente dell'Union Generela Ladins dles Dolomites, ha ringraziato la Consulta affermando che “negli indirizzi principali ci ritroviamo abbastanza. In particolare vogliamo rimanere al passo con i tempi rispetto alle nostre tutele. Forse è provocatorio chiedere di essere annessi a Bolzano però, per dare un’idea della nostra posizione, è necessario che sia riconosciuta la peculiarità relativa agli aspetti ambientali e geologici, l’interazione positiva tra uomo e natura sostenuta dal popolo ladino dolomitico”. Fabio Chiocchetti, direttore dell'Istituto Culturale Ladino, è intervenuto in riferimento al documento per dire che "la definizione di lingua propria stride con il concetto di comunità culturale ladina. Perché culturale? Linguistica sarebbe più appropriato, perché dovrebbe dare fastidio a qualcuno?". Aurelio Soraruf ha fatto notare che "le due Province non si sono messe d'accordo sul lavoro da fare insieme. La comunità ladina non può essere paragonata ai mocheni e ai cimbri perché la comunità ladina travalica i confini. Bisogna che nello Statuto ci sia un riconoscimento molto più preciso rispetto alla comunità ladina". Francesco Dellantonio ha evidenziato "la diversa impostazione della tutela di minoranza ladina in Provincia di Bolzano rispetto a quella di Trento ma qui, bisogna veramente lavorare insieme e rendere le due tutele eguali". Ha anche messo in luce alcune sue perplessità rispetto al preambolo del documento preliminare. Emilio Talmon è intervenuto per dire che le sue osservazioni sono già state consegnate in forma scritta alle strutture della Consulta. Roberto Pellegrini, rappresentante dei sindaci nella Commissione istituzionale del Comun General de Fascia, è intervenuto per ribadire "il principio di Autonomia delle minoranze linguistiche. Dobbiamo cercare di portare all'attenzione del governo centrale una proposta pro-attiva. È importante lavorare sui valori e portare a casa un documento unitario fra Trento e Bolzano. Autonomia vuol dire responsabilità e questo va rafforzato nello Statuto". Ha poi preso la parola Cristina Donei, osservando che, "in merito alla responsabilità, questa fase di partecipazione aiuta molto. La mia preoccupazione è quella di vedere la nostra Autonomia un po' sbiadita. La nostra sensibilità non è normabile dentro lo Statuto. È quella che porta alla consapevolezza. Non tutto si può normare ma dobbiamo lavorarci tutti insieme per fare in modo che l'Autonomia venga vissuta con più consapevolezza. Dobbiamo essere consapevoli e responsabili per difenderci da chi ci attacca anche dall'esterno definendo la nostra autonomia, un privilegio". Il presidente dell'Istituto Culturale Ladino, Antonio Polam, è intervenuto per dire che "il riferimento alla comunità ladina e alle minoranze deve essere inserito anche nel preambolo, l'autocoscienza e l'autogoverno sono due aspetti fondamentali. In Trentino la separazione dal mondo tedesco è netta. Dopo l'ASAR tutto il movimento che faceva riferimento a questa prospettiva è finito. Abbiamo la responsabilità di portare avanti il concetto di autogoverno. La Val di Fassa è stata guida per decenni dalla comunità ladina, dobbiamo ritornare ad essere protagonisti e dobbiamo stare uniti anche con i Ladini della provincia di Belluno". Cesare Bernard ha sottolineato che "noi siamo autonomi perché siamo in grado di stare insieme, è il concetto di cerniera che ci rende forti. Abbiamo maturato nei secoli la capacità di vivere insieme ed essere comunità di persone diverse. Se c'è rispetto ci deve essere anche riconoscimento. Se il destinatario di questo documento è il Consiglio provinciale, deve essere chiaro che il Comun General de Fascia deve essere l'organo rappresentativo, e sarebbe importante avere precisi ambiti e competenze del Comun General. Abbiamo bisogno di un profondo ragionamento fra di noi perché il concetto di responsabilità è anche sinonimo di unione, e questa dimensione va riscoperta in modo forte. Il fatto che Consulta e Convenzione non lavorino insieme è sbagliato. Dobbiamo fare un tavolo unico e parlare fra noi ladini, di tutte le valli, lavorare insieme". Per Francesco Pitscheider "il fatto che i Ladini sono in tre province è un problema e il fatto che Consulta e Convenzione lavorino separate è un bel problema". Per Gianluigi de Sirena "la Val di Fassa è pronta a prendersi le sue responsabilità. Penso che il documento abbia toccato i punti salienti delle minoranze". Il vicepresidente Jens Woelk ha ricordato, nelle conclusioni, che questo è un processo in corso e che "le riflessioni fatte stasera possono essere riprese nel documento finale. Due elementi sono emersi chiaramente: il territorio e le identità. L'identità è forte anche qui e non solo a Bolzano, nonostante ci sia da lavorare sulla formazione dei giovani". Il vicepresidente ha però evidenziato che i Ladini e le minoranze linguistiche vivono l'autonomia in modo più cosciente e attivo (degli altri Trentini). Rispetto al secondo elemento, il territorio, è emersa "l’importanza di garantire ai tre gruppi di minoranze linguistiche le loro aree di insediamento tradizionale attraverso un riconoscimento chiaro degli enti esponenziali delle loro comunità e un generale obbligo di consultazione per qualsiasi disegno di legge che possa avere un impatto sul Comun General de Fascia per i Ladini e sui Comuni delle minoranze tedescofone. La certezza delle risorse finanziarie, che è stata ribadita come fondamentale per l’autogoverno, non deve far dimenticare la “solidarietà”. Ultimo punto – ha concluso Jens Woelk -, è quello dell’unità ladina che – come hanno detto molti, intervenendo stasera - dovrebbe includere la dimensione politico-istituzionale, per alcuni perfino la creazione di una terza provincia (la Comunità Ladina) accanto a Trento e Bolzano. Sarebbe molto opportuno un incontro inter-provinciale con i Ladini per conoscere le opinioni prevalenti nelle altre valli". Giuseppe Detomas, nella sua riflessione finale, ha messo in evidenza come "ciò che le minoranze linguistiche hanno ottenuto era funzionale anche alla maggioranza. In questa logica volevo ricordare come, rispetto alla composizione della Regione, sia però necessario un più forte riconoscimento dell'unità della comunità ladina".


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