Martedì, 11 Luglio 2017

“Autonomia? Parliamone”, dal 3 all’8 luglio alla Biblioteca Comunale di Trento

SFORZI, “CHE RELAZIONE C’È TRA CAPITALE SOCIALE E AUTONOMIA?”

L'8 luglio alla Biblioteca Comunale di Trento il tema è stato "Capitale sociale e autogoverno". A parlarne Jacopo Sforzi, ricercatore Euricse, che insieme a Carlo Borzaga lavora e studia questi temi nel contesto trentino e internazionale. Fabio Pizzi, componente della Consulta, ha introdotto l'ultimo incontro del ciclo "Autonomia? Parliamone" promosso dalla Consulta per la riforma dello Statuto in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Trento come occasione di dialogo con i cittadini sui temi di interesse per la riforma dello Statuto.

“Il capitale sociale è un concetto multidimensionale - ha detto Sforzi - ed è per sua natura legato a qualcosa di estremamente complesso e dinamico: la struttura sociale di una collettività. Misurare il capitale sociale non è facile, tanto che questa difficoltà ha portato a dire che in alcune zone e regioni non c’è capitale sociale, mentre da altre parti c’è capitale sociale. Questo, secondo molti autori, è un errore. Il capitale sociale è difficile da misurare perché lo è la struttura sociale che osserviamo quando lo andiamo a misurare. Se guardiamo la società nel suo complesso è difficile capire quali sono i meccanismi che la fanno funzionare. Lo vediamo quando interagiamo nella vita quotidiana. Quando siamo in luogo e interagiamo con i nostri pari in un conteso che conosciamo – ha osservato Jacopo Sforzi - oppure quando siamo in un contesto che non conosciamo e interagiamo in modi diversi, vediamo che i meccanismi di reciprocità e solidarietà non sono gli stessi. Ciò accade proprio perché la struttura della società è diversa da dove viviamo e cresciamo, in cui sviluppiamo le nostre conoscenze e le nostre capacità. Tra le definizioni di capitale sociale propongo quella elaborata da Trigiglia, che definisce il capitale sociale come una «rete di relazioni che lega soggetti individuali e collettivi, che può alimentare la cooperazione e la fiducia, e la produzione di economie esterne, ma può anche ostacolare tali esiti favorevoli per lo sviluppo locale». L’associazionismo non dice se c’è o non c’è capitale sociale ma è certamente uno degli ingredienti del capitale sociale. Perché è importante il capitale sociale? È importante perché è qualcosa di produttivo. Questo ruolo produttivo del capitale sociale è stato studiato in letteratura da diversi punti di vista. Quindi, non è che esiste o non esiste, ma laddove c’è più capitale sociale o meglio, laddove quel capitale sociale viene utilizzato in modo migliore, questo può portare a risultati di sviluppo locale migliore che in altri contesti. Il problema è come le risorse vengono diffuse, rese disponibili e utilizzate all’interno di una collettività che può trarne giovamento. Quindi il principale output è quello di limitare l'opportunismo e facilitare l'aumento di comportamenti cooperativi reciprocamente vantaggiosi all'interno di una società, sia tra i soggetti individuali (imprese, lavoratori) che collettivi (associazioni, istituzioni pubbliche)”.

Jacopo Sforzi ha poi messo in evidenza la relazione tra capitale sociale e autogoverno, cioè la capacità di gestire in autonomia le risorse socio-economiche di una comunità. “L’autonomia offre dei vantaggi. Il primo vantaggio è quello di poter gestire le risorse in modo autonomo. Avere autonomia nel gestire le risorse facilita l’opportunità di dare risposta ai bisogni dei cittadini piuttosto che demandare la risposta a questi bisogni ad un ente regionale o nazionale. Spesso ci lamentiamo che le politiche nazionali non sono efficaci. Ma come può un governo nazionale sapere esattamente quali sono le problematiche di ogni singolo comune? Allora, avere degli intermediari multilivello è importante perché chi interagisce con i cittadini quotidianamente è in grado di capire quali sono i loro bisogni. Se io, in quanto ente pubblico, ho l’autonomia di gestire le risorse su un territorio, in modo libero, ho maggiori capacità di rispondere a quei bisogni. Ciò comporta la capacità dell’Autonomia di valorizzare le risorse presenti sul territorio: pensiamo al capitale umano (conoscenze) e alle infrastrutture, con la nascita delle cooperative elettriche sorte per soddisfare un bisogno preciso. Autonomia non vuol dire operare in un’ottica localistica perché per promuovere un territorio, in un mondo sempre più globalizzato, è necessario utilizzare l’autonomia per creare relazioni con ciò che avviene fuori dal contesto locale in una dimensione locale-globale aperta e lungimirante”.

Sforzi ha poi presentato 3 classificazioni utili per promuovere lo sviluppo di un territorio: bonding, che attiene le reti sociali di prossimità (famiglia, parenti, amici più stretti, gruppi sociali omogenei); bridging, che fa riferimento alle reti sociali di tipo orizzontale tra persone che si conoscono meno (amici meno stretti, colleghi di lavoro, soggetti appartenenti ad associazioni); linking, che rinvia alle reti sociali di tipo verticale tra persone o gruppi in posizioni diverse di potere politico o economico.

Ma dove si genera il capitale sociale? “Il capitale sociale è il risultato dell’interazione tra individui all’interno di una società. Vi sono luoghi dove più facilmente tali relazioni si sviluppano e possono produrre effetti positivi (o negativi) per la collettività: la famiglia, le istituzioni pubbliche, la società civile, con particolare attenzione al terzo settore”. Nel presentare limiti e opportunità delle diverse tipologie di capitale sociale, Sforzi ha fatto riferimento ai risultati di una ricerca del 2012, a cura di Carlo Borzaga, sulla rilevanza del capitale sociale nella Provincia di Trento. Una ricerca che ha analizzato il capitale sociale in Trentino con indicatori di qualità e intensità delle relazioni familiari, amicali e parentali, e il grado di fiducia rilevato. Mettendo a confronto i dati delle province di Trento e Bolzano ne emerge un contesto ricco di capitale sociale. Va osservato però che “il capitale sociale è un bene mutabile nel tempo e, oltre ad essere creato (e mantenuto), può essere anche distrutto, o regredire – ha detto Sforzi - a forme di capitale sociale nocive per lo sviluppo, a seconda di come i soggetti modificano le loro relazioni sociali. Perché il capitale sociale sia utile allo sviluppo locale, la politica deve essere capace di modernizzarsi e di attuare politiche pubbliche orientate a: stimolare i soggetti locali a creare nuove reti di relazioni; promuovere processi di partecipazione attiva e di inclusione sociale; aggregare le diverse risorse materiali e immateriali presenti sul territorio”.

In chiusura alcune domande dal pubblico e l’invito di Fabio Pizzi a partecipare alla riforma dello Statuto. “Oggi si chiude questo ciclo di incontri ma ci saranno altre occasioni di confronto e discussione a settembre, oltre al sito www.riformastatuto.tn.it, su cui è sufficiente registrarsi e condividere il proprio punto di vista”. Il Trentino Alto Adige ripensa il proprio Statuto di Autonomia. Per la prima volta insieme ai cittadini.


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