Mercoledì, 05 Luglio 2017

Martedì 3 luglio, alla Biblioteca Comunale di Trento, con Pietro Nervi

USI CIVICI E AUTONOMIA COME ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’

Ieri pomeriggio alla Biblioteca Comunale di Trento il secondo appuntamento del ciclo di incontri “Autonomia? Parliamone” con Pietro Nervi che ha offerto una ricostruzione storica degli assetti fondiari collettivi, partendo dalla prima legislazione degli anni venti e percorrendo l’evoluzione che la disciplina ha registrato, anche grazie alle pronunce giurisprudenziali che l’hanno condizionata. “Parliamo - ha ricordato il prof. Nervi - di istituzioni plurisecolari come la Magnifica Comunità di Fiemme, la Comunità delle Regole di Spinale e Manez e 107 nuove Asuc”. Ha poi illustrato le caratteristiche degli assetti fondiari collettivi, che sono istituzioni connotate da elementi strutturali, di natura personale, patrimoniale e teleologica. Ne emerge una strutturazione degli assetti fondiari collettivi come unità di governo facenti capo alla collettività e come unità rappresentata dal demanio civico, strutturazione che evidenzia l’importante legame uomo–terra. Nervi si è poi soffermato su quella che è, e deve essere, la “nuova stagione degli assetti fondiari collettivi”, stagione inaugurata dalla sentenza della Corte Costituzionale del 1995, in base alla quale diviene prioritario considerare l’aspetto ambientale ed interpretare proprio le terre di uso civico in tale funzione. “Si interrompe così la vecchia stagione “abolitiva” – ha proseguito il prof. Nervi - e l’antico commissario liquidatore diviene il tutore degli usi civici. L’ambiente assume perciò un valore economico smettendo la “veste evanescente” che aveva in precedenza: gli usi civici sono un ecosistema, sono cioè una nuova fonte di energia vitale. Oggi perciò il vero valore di queste terre non è quello economico in sé, bensì quello ecologico: un valore che non ha prezzo e porta in sé un implicito invito all’autonomia come assunzione di responsabilità”. Pietro Nervi ha accennato anche ad un problema di identità del Trentino sottolineando che l’identità è un processo, non un dato. Questo aspetto dovrebbe assumere un ruolo importante nella elaborazione di un nuovo Statuto di autonomia, auspicando che il processo identitario possa “partire dal basso” e stimolare le organizzazioni di base. Tra il pubblico, è intervenuto Gianni Festini Brosa, consigliere comunale di Trento, osservando che “nella situazione odierna, in cui da un lato c’è l’Unione Europea che detta norme vincolanti per gli Stati e dall’altro c’è lo Stato, talora “prevaricatore”, è importante conservare l’autonomia e rafforzarne l’identità attraverso lo Statuto”. A tal proposito, Nervi ha osservato che del territorio, inteso come bene, possono esserci due concezioni: una correlata al valore del terreno, dipendente dalla produzione e dal prezzo di mercato, l’altra legata all’istituzione. Si tratta di una distinzione che non è oziosa, ma serve a comprendere che il capitale può essere ceduto e alienato, il patrimonio dei beni collettivi no. Mantenere questo patrimonio significa soddisfare gli interessi delle generazioni future.  In chiusura, Martina Loss – che ha moderato l’incontro – ha osservato che nel preambolo allo Statuto, proposto nel documento preliminare, la tutela dell’identità può trovare uno spazio importante. Prossimi appuntamenti: mercoledì 5 luglio, Gianfranco Cerea, “Quanto mi costi?”; giovedì 6 luglio, Donata Borgonovo Re, “Dove va la montagna?”; venerdì 7 luglio, Andrea Leonardi, “Cooperazione e autonomia”; sabato 8 luglio, Carlo Borzaga, “Capitale sociale e autogoverno”. Tutti i giorni alle 18, sabato alle 10: “Autonomia? Parliamone”, alla Biblioteca Comunale di Trento.


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